Ieri sera ho terminato la lettura di "Shirley" di Charlotte Brontë. Un classico di circa 540 pagine, pubblicato due anni dopo "Jane Eyre" e ambientato nello Yorkshire del primo Ottocento durante le guerre napoleoniche. Infatti il periodo storico, con le sue tensioni sociali e i primi accenni dell'industrializzazione, fa da sfondo alla vicenda per poi passare in secondo piano durante la maggior parte del libro e poi ritornare nella parte finale, dove Charlotte ci fa un quadro generale di ciò che sta accadendo. Un classico con la "C" maiuscola e non mi aspettavo nulla di meno dall'autrice di "Jane Eyre" che ho amato tantissimo. Devo dire che Shirley qualche perplessità me l'ha data. All'inizio infatti non riuscivo ad entrare molto in empatia con la storia (cosa che mi era successa, anche se molto meno, con Jane Eyere, per poi esplodere in puro amore) perché Charlotte ci racconta le vicende di alcuni personaggi, che poi troveremo nel libro ma tra questi personaggi non c'è la figura di Shirley, che comparirà infatti solo dal capitolo XI. Ed è dal capitolo XI infatti che riesco ad appassionarmi di più a tutta la storia, ad amarla e finalmente conosciamo la nostra eroina, Shirley Keeldar, ragazza giovane e bella e soprattutto ricca ereditiera. Ma la particolarità di questo romanzo è che non si narra solo la storia di Shirley ma anche di Caroline Helstone, orfana nullatenente e nipote del rettore. Sono infatti entrambe le protagoniste di questo libro, le loro storie si intrecciano, grazie anche alla loro profonda amicizia e il lettore viene messo a conoscenza delle gioie e dei dolori di entrambe le ragazze. Molto diverse tra di loro, Shirley è sicura di se, forte come una "leonessa" (cit.)che nasconde la sua sensibilità e le sue debolezze, disposta a farsi domare solo dalla persona che occupa il suo cuore, mentre Caroline è sensibile, dolce e timida, si strugge d'amore per il cugino Robert Moore ma lo fa con riservatezza e contegno e nel momento opportuno tutte e due sapranno tirar fuori quel lato del carattere che permetterà agli eventi di girare a loro favore. Vorrei essere più precisa ma non voglio fare spoiler, è un libro che va letto e gustato appieno, la scrittura di Charlotte infatti è sublime, scorrevole e profonda, la sua capacità di descrizione e caratterizzazione dei personaggi è magnifica così come le descrizioni dei luoghi e della brughiera. Per me è stata una lunga lettura, e l'edizione Minimammut della Newton Compton non ha aiutato perché i carattere sono piccoli e sono presenti vari refusi, ma ne è valsa assolutamente la pena e Charlotte Brontë si conferma una delle mie scrittrici preferite.
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